martedì 29 aprile 2014

"Streghe, morti ed esseri fantastici nel Veneto", di Marisa Milani

   Questa volta niente copertina. Il libro in questione, Streghe, morti ed esseri fantastici nel Veneto, è purtroppo fuori stampa e di difficile reperibilità. E' un delitto, visto che fin'ora è il libro più zeppo di informazioni che io abbia letto sulle credenze popolari venete riguardo alla stregoneria.
   Il volume nasce come ricerca sul campo effettuata dagli studenti della facoltà di Letteratura delle tradizioni popolari dell'Università di Padova, sotto l'egida della professoressa Marisa Milani. Armati di pazienza e registratore, gli studenti si sono avventurati per i paesini sperduti del Veneto, in un arco temporale che va dai primi anni '70 al '94, e hanno intervistato contadini, maestre, operai provenienti esclusivamente da un ambiente rurale. Le testimonianze raccolte forniscono un preziosissimo affresco sulla cultura contadina e le sue credenze su streghe, malefici, folletti e leggende.
   Il libro è giustamente intitolato tenendo fede alle parti in cui è diviso: la prima, riguardante la stregoneria, espone le credenze su cosa siano le streghe, cosa facciano, cosa sia il sabba, come proteggersi da esse, come trasmettono i loro poteri. Essenziali a riguardo sono le testimonianze sui pignatei (i "pentolini") che contengono letteralmente il potere della strega, e che ella trasmette alla sua prescelta assieme alla facoltà di agire magicamente. Interessanti anche le testimonianze sulla separazione dello spirito dal corpo e sulla magia tempestaria.
   La seconda parte riguarda il "piccolo popolo" veneto, sul quale a farla da padroni sono le anguane, i vari folletti come il salbaneo e il martoreo, e le varie vecchie terrifiche come la redodesa e la befana. La terza parte riguarda l'abbondante bagaglio folcloristico riguardante i morti: a riguardo, le storie più comuni parlano della processione che essi compiono nella notte tra l'1 e il 2 di novembre, tra Ognissanti e il giorno dei Morti.
   Le testimonianze raccolte sono un perfetto corollario a sostentamento di quella vasta produzione a tema stregonesco che per quanto mi riguarda ha trovato il suo apice in Storia notturna di Ginzburg: in Streghe, morti ed esseri fantastici si ritrova pressoché tutto ciò di cui parlava Ginzburg, compresi il volo notturno, l'uscita dell'anima dal corpo in forma animale, la processione dei morti.
  Oltre all'aspetto prettamente stregonesco, quello che ho apprezzato del libro è come dipinga una realtà contadina che ormai si è persa: la povertà, la rassegnazione di fronte alla morte e alle tragedie della vita, la fame, il rifugiarsi nella credulità e nella superstizione. Fanno commuovere i racconti delle mogli che parlano di come i loro "poveri mariti" abbiano visto il diavolo in persona, o l'orco, durante il viaggio di ritorno ubriachi dall'osteria, racconti che mostrano una tenera accondiscendenza, o come i testimoni ricordino con dolci parole rassegnate i loro avi defunti che hanno trasmesso loro i racconti raccolti nel volume.
  Si tratta di un lavoro certosino di raccolta che all'interno del volume è organizzato in sottosezioni, e in cui ogni testimonianza è corredata dal nome dell'informatore, l'età, la professione e la provenienza geografica.Un lavoro assolutamente imperdibile per ogni ricercatore di folclore veneto, al di fuori dell'ambiente accademico può essere goduto quasi esclusivamente da gente "nostrana", complice l'uso esclusivo del dialetto veneto nelle testimonianze.
   Segnalo la presenza "eccellente", tra gli intervistati, dello scrittore Mario Rigoni Stern.

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